Emanuele Braga MACAO

    9.10.2015

    Emanuele Braga is one of the co-founders and members of the centro sociale and independent art space MACAU in milan which will host the dirty art department in april 2016. He will give a lecture about his various practices and the history of the MACAU space.

    M^C^O – Nuovo Centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca

    Si può anche pensare di volare

    M^C^O nasce all’interno del percorso politico e teorico di un gruppo di persone, i Lavoratori dell’Arte e dello Spettacolo, in dialogo con altre realtà del movimento cittadino e con una rete di soggetti che lotta in tutta Italia per sostanziare l’idea di cultura come bene comune.

    Dopo mesi di lavoro e riflessione, prende forma in questo gruppo il progetto onirico dell’occupazione di Torre Galfa. Il 5 maggio 2012 centinaia di persone tra lavoratori dello spettacolo, dell’arte, della ricerca e dell’immateriale, si incontrano ed entrano nel grattacielo. L’occupazione della Torre è un segno simbolico: un grattacielo vuoto, inerte, inutile al tessuto sociale, simbolo prepotente delle logiche insensibili della speculazione edilizia viene restituito alla città, riscattato da una moltitudine di cittadini che vogliono dimostrare come si possa immaginare e costruire una capacità cooperante di fare arte, cultura e ricerca.

    E’ con l’occupazione di Galfa che comincia a prendere forma il Nuovo Centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca: Macao, che diviene il percorso nel quale gli operatori della cultura e della conoscenza comprendono che fare il proprio lavoro, fare arte e cultura, significa ripensare la società intera.

    Dopo lo sgombero dalla Torre, il 15 maggio, e l’esperienza di Piazza Macao, sempre in Via Galvani, Macao prosegue nello svelamento delle contraddizioni che compongono la città entrando in Palazzo Citterio, un edificio del ’700 abbandonato da 40 anni. Questo palazzo è inserito nel progetto “Grande Brera” che vorrebbe da anni trasformare l’Accademia e la Pinacoteca in un museo stile Louvre all’italiana. Il progetto è sempre fallito, a causa di commissari straordinari che hanno sistematicamente rubato milioni e milioni di euro destinati alla costruzione del museo. L’occupazione dura solo due giorni: tutto l’arco politico e mediatico si schiera contro Macao, il Ministero dei Beni Culturali manda l’esercito per sgomberare il Palazzo.

    Il giorno dopo lo sgombero da Palazzo Citterio, Macao – invece che spegnersi, si diffonde per la città. In questo nuovo assetto nomade e disperso, durante le assemblee e nei tavoli di lavoro, Macao rafforza la struttura organizzativa interna, riflette sui modelli di produzione e sulle pratiche democratiche interne. Diventa evidente che i concetti stessi di produzione culturale e di lavoro possono essere affermati come un territorio comune costituente, a prescindere dal luogo in cui essi si realizzano nel concreto.

    Dopo circa un mese di lavoro e di assemblee sparse in diversi luoghi di Milano, il 16 giugno, in seguito ad un attraversamento che tocca molti luoghi simbolo della città, Macao entra nell’Ex Borsa del Macello di V.le Molise, palazzina liberty inutilizzata da anni, ed anch’essa coinvolta in un progetto di riqualificazione mai realizzato, e neppure avviato. In questa nuova occupazione, la composizione di Macao si fa più eterogenea di quella iniziale, ma resta compatta nel desiderio di ridare significato e valore al tempo della propria produzione.

    La pratica e la riflessione di Macao, sempre aperte al contributo di tutt*, segnano un modello radicale di cittadinanza attiva che si esprime nei tavoli, nelle assemblee, nel lavoro sullo spazio, nella produzione di arte e cultura, nelle relazioni con il movimento, con le istituzioni del sapere e del potere, coi media, con la cittadinanza tutta. E’ a partire da questa radicalità che pretendiamo la legittimazione di modelli orizzontali, permeabili e non verticisti nella gestione dei beni comuni; questa è la forza che immagina forme di produzione in cui il valore generato venga diversamente redistribuito, e che dichiara apertamente una sfida verso le tensioni (finanziarizzazione, biocapitalismo, precarietà,…) che ci attraversano e di cui subiamo la stretta come cittadini, oltre che come operatori della cultura e/o della conoscenza.